La Memoria viene dal ricordo vivo delle vittime innocenti delle mafie e dal camminare al fianco dei loro familiari
Articolo a cura di Marco Natale
Il desiderio ardente di capire, di guardarsi dentro, di crescere, di essere cittadini migliori: questo il motivo che ha spinto il Presidio di Libera Valle Caudina e Valle Telesina “Delcogliano-Iermano” ad organizzare presso la Fattoria Sociale Melagrana – Koinè Soul Food un momento di riflessione alla vigilia del 27 Aprile. “Una veglia laica” (la definisce Martino, Coordinatore Provinciale di Libera Benevento) in Memoria di tre uomini straordinari che hanno scelto, prima di ogni cosa, da che parte stare.
Il 27 Aprile del 1982 e il 27 Aprile 2013 sono date che non si dimenticano. Sono giorni in cui nelle famiglie Delcogliano, Iermano e Della Ratta sono state lasciate tre sedie vuote. Sedie che oggi si riempiono di racconti, ascolti, lacrime, dolore, affetto e condivisone. Abbiamo provato a capire dalle testimonianze di Antonio Iermano (figlio di A. Iermano) e di Vittoria Iannotti (moglie di T. Della Ratta) cosa significhi essere familiare di una vittima innocente, individuando le sfaccettature del dolore che li accompagna e a prendere consapevolezza dei cosiddetti “prima e dopo”. Ci hanno raccontato com’erano le loro vite prima della morte dei loro cari e di come dopo tutto siano cambiate. Le loro parole hanno acceso una riflessione su quanto la vita possa cambiare dopo un episodio delittuoso che investe in modo così profondo la sfera emotiva. Quel dolore che si trasforma in testimonianza che educa.
Il luogo
In un luogo suggestivo come la Fattoria Sociale Melagrana che ha il sapore del FARE, questo evento ha baciato perfettamente il FARE MEMORIA, ponendo l’attenzione anche sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, che qui a Dugenta si sta provando a FARE come ci ha raccontato il consigliere F. Amore in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale locale.
Un impegno testimoniato che nasce dalla Memoria e che si trasforma in Giustizia Sociale, come quella testimoniata nei saluti dal presidente dell’Ass. Melagrana Roberto Malinconico.
“Chi testimonia, educa” e da vita a percorsi di speranza che generano condivisone ed impegno, come il 21 Marzo, giornata nazionale in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, come gli incontri nelle scuole e nelle piazze per mobilitare le coscienze civili e ribellarci alla normalizzazione delle mafie. La responsabilità è conoscenza, e la conoscenza è volontà di sapere. La volontà di sapere è libertà, perché significa voler conoscere, capire. Sapere è sempre una scelta quando è ricerca. Nell’interazione con gli altri, perché tutto sfocia con il confronto.
La risposta a questo evento, alle parole dei familiari, di Libera e di tutti gli intervenuti è GRAZIE, per questa opportunità di crescita dell’anima.
La memoria
La memoria delle vittime innocenti delle mafie è da sempre il pilastro fondante dell’associazione Libera che negli anni ha costruito un solido impegno, occupandosi anche dell’accompagnamento dei familiari delle vittime innocenti per mantenerne vivo il ricordo, ricostruire e diffondere le loro storie. Tra i nomi che Libera ricorda ci sono anche Raffaele, Aldo e Tiziano, che hanno fatto la scelta di non piegarsi nella propria vita alle logiche mafiose di sopraffazione e di violenza.
L’evento si è concluso con la lettura di un pensiero di don Luigi Ciotti pubblicato in occasione del 24º anniversario della strage di Via d’Amelio del 19 luglio 1992 grazie ai ricordi dei familiari di Claudio, di Fabio, di Agostino e di Eddie.
Certe memorie sono memorie di tutti, memorie collettive. Memorie che aiutano una società a non perdersi, a tenere fermi i valori di democrazia, libertà, giustizia, verità. Ma ricordare via d’Amelio – e tutte le altre stragi e vittime delle mafie – anche per sottolineare il legame tra la memoria e l’impegno.
Non basta il ricordo delle ricorrenze. La memoria vuole continuità, si misura nel costruire ogni giorno la giustizia. E’ questo tenace impegno quotidiano che loro si aspettano da noi. Non sono morti per
essere ricordati. Sono morti perché noi trasformassimo la loro memoria in speranza e giustizia. L’io capace di diventare noi è stata la loro ricchezza: deve diventare anche la nostra.
Don Luigi Ciotti